giovedì 25 febbraio 2010

Curiosità su Avatar

Ho visto, come altre valanghe di persone, Avatar di James Cameron e quando sono uscita mi è rimasta una curiosità. Premesso che mi ha incantata la qualità visiva di Pandora, il pianeta su cui si svolge la vicenda, e avrei potuto passare ore a passeggiare nelle sue foreste, tra le sue montagne volanti, sugli alberi, a osservare la fauna ecc, e che invece mi ha annoiata e stancata la lunghissima battaglia finale, mi sono chiesta: ma con tutto il dispiego di denaro e lavoro che c'è dietro a questo film che sicuramente lascerà un segno per la fantasia, la bellezza, l'incanto della scenografia, non potevano investire ancora qualche milione e inventarsi una sceneggiatura un po' più all'altezza? Personaggi più che scialbi da dimenticare immediatamente, una vicenda elementare e stravista, per non parlare del popolo di pandoriani che seguono tutte le più viete liturgie new-age, oltre a fare prove di iniziazione ovvie, pitturarsi il viso per combattere, fare smorfie ai nemici per spaventarli, urlare come gli indiani quando caricano il treno... Ma non c'era nessuno a dare una mano a Cameron? Ci fosse almeno un momento, una battuta da ricordare, un guizzo di immaginazione narrativa che lasci una traccia. Che peccato. Avrei già voglia di tornare a vederlo per perdermi in quella giungla magica, ma la noia della storia mi blocca. Forse la storia è volutamente sottotono rispetto all'impatto visivo per non disturbare le menti bambine che ormai la stragrande maggioranza dei registi americani attribuisce agli spettatori. Però, ripeto, che peccato.

martedì 9 febbraio 2010

Vittorio Catani, Il quinto principio, Urania

Altra lettura fantascientifica di grande soddisfazione, il corposo romanzo di Vittorio Catani è ambientato in un futuro non così remoto, il 2043, ma ormai del tutto cambiato rispetto all'oggi. Disgregati e irrilevanti gli stati nazionali, il mondo è governato da una ristretta élite di finanzieri e potenti occulti, e su undici miliardi di abitanti una novantina di milioni vive in un beato isolamento tra "feste" sinistre e futilità varie. Il resto della popolazione, be', se la sfanga come può, ma una bella fetta finisce veramente male. La vera novità è la PEM, protesi tecnologica che potenzia il cervello fornendogli informazioni illimitate e connettendolo con chiunque e ovunque, ma può anche essere usata come cavallo di Troia per distruggere chi non si omologa e fa resistenza. I protagonisti del romanzo, corale e polifonico, sono proprio irriducibili cercatori di verità, persone che per i motivi più svariati (scienziati fuggitivi, ricercatori licenziati messi in mezzo da ex fidanzate, sperimentatori di nuove strade e nostalgici della rivoluzione, anche un capitalista pescecane diventato a sua volta vittima) scoprono un piccolo bandolo di inesplicabile e lo inseguono cocciutamente. Il fatto è che qualcosa sta succedendo, qualcosa che non si può spiegare nemmeno con la scienza: gli Eventi Eccezionali, in cui pare che la natura si ribelli e si faccia travolgere da ventate di follia. Qualcuno li spiega con il Quinto Principio, ma qualunque sia la causa provocano miliardi di morti. E anche se il mondo è diventato piccolissimo, forse non basta più e l'ultimo rifugio è il Mondo B... La conclusione è insieme spiazzante e ironicamente priva di speranza. Ovvio che come nei migliori romanzi di fantascienza de te fabula narratur, e questo mondo prossimo e irriconoscibile è il logico sviluppo di tutti i guai e le storture del nostro attuale orribile mondo. Ma io, come lettrice non esperta, ho apprezzato soprattutto (a parte la perizia della costruzione, fastosa e complessa per varietà di vicende e numero di personaggi), il lussureggiante sviluppo di storie e spunti, sufficienti per un ciclo di romanzi, e la generosità dell'immaginazione. Nelle pagine di Vittorio Catani si incontrano femmine madornali e orgasmi che coinvolgono centinaia di persone, cannibalismo e colonie su Marte, giudici vanitosi, centenarie cinesi, pinguini dell'Antartide, Trasmutatori quantici e neoschiavismo. Parecchio sesso, molto maschile. Tutto questo si amalgama in 537 pagine di vicende appassionanti e molto scorrevoli. Una bella medaglia sul già ricco medagliere dell'autore.

giovedì 4 febbraio 2010

Domanda

Vorrei sapere perché, nel pur esimio doppiaggio del film Il mio amico Eric (il francese Eric Cantona è doppiato da un francese autentico, non da un italiano che arrota pateticamente le erre e infila un mon ami ogni tanto, come l'agghiacciante Hercule Poirot della serie inglese trasmessa attualmente da Rete 4), il protagonista, un postino sufficientemente acculturato da avere libri in casa, dice come se stavo e sembra che non ti importa o pensavo che lo sapevi? E' una peculiarità dei postini che mi sfugge? Nessuno parla così, se appena appena ha fatto le elementari e non lavora in televisione (o in un libro di Ammanniti). Purtroppo non mi capita di chiacchierare sovente con i postini, ma negli ultimi tempi ho avuto parecchio a che fare con muratori, imbianchini, palchettisti, traslocatori, operai tuttofare ecc. Giuro che nessuno, mai, ha detto come se stavo. Ovviamente parlo degli italiani, gli immigrati sono dispensati dai congiuntivi ben inteso.
Trovo questo vezzo (?) dell'eliminazione del congiuntivo oltre che fastidiosissimo, cretino, artificioso, anche razzista. Nocivo, e completamente inutile.