domenica 4 luglio 2010

Ghiannis Xanthulis, Lo zio Takis, Crocetti

Continua il discorso che facevo a proposito di Valeria Amerano. Quanti bei libri ci passano vicino senza che ce ne accorgiamo, la vista impedita dalle cataste di quelle cose inutili che chiamano best-seller (con qualche sporadica e lodevole eccezione, ovviamente)? Uno di questi è certo Lo zio Takis di Ghiannis Xanthulis, pubblicato nella mai abbastanza lodata collana di narrativa greca contemporanea di Crocetti nel 2008 e uscito in edizione originale nel 2005. Di questo autore mi ero già invaghita con Il liquore morto (Crocetti 2003) che con lo Zio Takis ha parecchi punti incontatto, oltre alla bellezza. Anche qui siamo in una Atene povera e non ancora stravolta dalla speculazione edilizia, e al centro c'è una palazzina alle falde del Licabetto, una di quelle case unifamiliari a più piani che ancora si riescono a incontrare in qualche angolo nascosto dell'Atene di oggi. E' il 1951, la Grecia è appena uscita dalla guerra civile che l'ha dilaniata, i comunisti vanno al confino e sono torturati, tutti sono magri, gli uomini portano il cappotto e il cappello, le donne il tailleur stretto in vita. La famiglia Vasiliadis vive una sua vita borghese e qualsiasi: il padre Nilos è professore di matematica e fisica in una scuola superiore, la madre Zoì è malata di cuore, le figlie Martha e Aretì vivono vite da donne, il figlio Takis studia legge, lo zio Lambros è avvocato e ha un'amante attrice, Ketty, nei sotterranei della cucina e del deposito di carbone vive la zia Katingo, la Guardiana dell'Inferno. E su questa calma si abbatte un ciclone, una storia di pedofilia che è solo l'inizio di un susseguirsi di scoperte che sono tali solo per il lettore, perché sotto il perbenismo dei Vasiliadis ce n'è per tutti, incesto sodomia promiscuità assassinio, e tutti sanno tutto ma non parlano... Katingo, dal suo sotterraneo dove sente ogni parola pronuciata nella casa, su tutto regna come una Nemesi padrona della vita e della morte. Nell'incontro con i Vasiliadis anche Ketty, innocente a suo modo, viene coinvolta nelle tragedie familiari, Aretì segue il fidanzato a Istanbul dove sarà testimone di uno dei grandi traumi della tormentata storia tra greci e turchi, il pogrom del 1952, Takis parte volontario con il contingente greco per la guerra di Corea. Nella casa di via Asklipiù, sotto il Licabetto, si aggirano fantasmi licenziosi e sboccati, rissosi e maligni, che spaventano le serve fino a farle impazzire mentre le piante di fico dell'abbandono invadono fondamenta e scale. Ma c'è anche un fantasma benevolo, pronto a comparire nei momenti più difficili per proteggere Aretì fischiettando un blues di Cole Porter.
Un romanzo veramente avvincente che farà felice chiunque abbia messo piede a Atene anche una volta sola, anche solo in transito per un'isola smemorata che di greco ormai non conserva altro che il nome. Un romanzo visionario ma concretissimo, pieno di fantasia e legato alla storia, che dipinge un'Atene e una Istanbul che non ci sono più ma si intravedono ancora in controluce. Scritto benissimo, oltretutto, veloce, asciutto, spiritoso, crudo.
Che meriterebbe di essere letto, conosciuto e recensito in ben altri luoghi che questo blog. A me piacerebbe molto convincere anche un solo lettore, sono sicura che ne trarrei grande riconoscenza per avergli fatto conoscere Ghianni Xanthulis: nato nel 1947 a Alexandrùpolis da una famiglia originaria della Tracia orientale, giornalista, drammaturgo, illustratore di libri per l'infanzia, ha esordito nel 1981 e ha pubblicato quindici libri, pluritradotti.

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