martedì 19 giugno 2012

Richard Mason, Alla ricerca del piacere


Per una volta, il titolo italiano è tutto sommato più fedele al testo di quello originale (History of a pleasure seeker), perché se è vero che in questo romanzo si parla spesso di piacere (proprio di quel piacere lì che viene subito in mente), chi lo cerca non è il protagonista ma alcuni comprimari. Piet Balon, giovanotto olandese di madre francese (e cantante! quindi doppiamente deviante) e padre probo impiegato universitario a Leiden, nel 1907 va a Amsterdam in cerca di fortuna. Piet è bellissimo, piace a uomini e donne, ha qualche sparso talento, disegna e canta, ma soprattutto è determinato a conquistarsi un posto nel bel mondo a tutti i costi. Viene assunto nella ricca casa di Maarten Vermeulen-Sickerts come precettore del suo figlio più giovane, Egbert, affetto da agorafobia e paranoie persecutorie. In famiglia c’è anche Jacobina, moglie di Maarten, donna ancora attraente ma trascurata dal marito, religiosissimo proprietario di alberghi di stralusso, e due figlie sui vent’anni, Constance e Louisa. Inoltre, come in un film di Ivory, c’è anche un folto gruppo di servitori con cui Piet si trova a dividere gli alloggi e il bagno, anche se il suo incarico lo mette un gradino più in alto della servitù. La sua vita nella lussuosa casa è uno slalom tra uomini e donne che ugualmente desiderano farne uno strumento di piacere, e qualcuno ci riesce. Piet è languidamente bisessuale, con una propensione abbastanza netta per le donne: si fa un punto d’onore e soprattutto di opportunistica dedizione nel procurare piacere agli altri, o nel permettere che se lo procurino da sé pensandolo. Cerca di cavarsela come può, diciamo, con il minimo danno e senza mai essere coinvolto né goderne eccessivamente. Si conquista la considerazione e la stima di tutta la famiglia, riesce a guarire il piccolo Egbert dalle sue fobie (e qui è dura crederci, da lettore, dato il minimo sforzo che gli costa) ricavandone una generosa ricompensa, sta per partire carico di denaro e riconoscenza quando un passo falso lo fa precipitare dal piedestallo conquistato faticosamente. Le sue avventure si spostano poi su un lussuosissimo transatlantico (mi scuso per le ripetizioni, ma si sarà capito che in questo romanzo il lusso è un concetto centrale) in rotta per Città del Capo. Anche qui Piet si trova al centro di intrighi, invidie, desideri, gelosie, sempre causati dalla sua carismatica bellezza. Anche qui finisce per giocarsela malissimo ma si salva in corner, e alla fine l’autore lo abbandona in un momento pieno di promesse di futuro successo in tutti i campi.
Questo romanzo è strano ma nello stesso tempo la sua stranezza è giustificata. Un feuilleton scritto oggi secondo lo schema ottocentesco del giovane senza scrupoli in cerca di fortuna, senza misteri né agnizioni ma con un filo di cinismo contemporaneo che permette il lieto fine. Molti personaggi, molte situazioni che potrebbero dare adito a sviluppi interessanti e richiederebbero maggiori approfondimenti, ma vengono abbandonate subito. Una gran massa di particolari molto ben narrati che rendono vivida la scena d’inizio secolo, ma restano del tutto in superficie limitandosi a sfiorare, per esempio, il tema delle differenze sociali che pure è al centro, e in certi casi risultano un po’ inverosimili e persino ridicoli (quei camerieri che hanno il loro bagno privato piastrellato di bianco, con vasca e acqua calda, all’ultimo piano, e fanno il bagno tutte le sere, nel 1907, mi sembrano quantomeno anacronistici anche nella casa di un ricchissimo proprietario di alberghi). Una grandissima disinvoltura sessuale, una pioggia di scene porno soft abbastanza originali per la netta preferenza accordata alle pratiche non penetrative, sia omo che eterosessuali per accontentare tutti. Un protagonista fornito di passato, motivazioni psicologiche, descrizione fisica, ma tutto sommato non molto definito. Scrittura semplicissima, al limite della sonnolenza, con qualche guizzo d'inventiva poetica nelle descrizioni sessuali. Dopo una prima parte piuttosto statica migliora, nel complesso si fa leggere con un certo piacere ma lascia un po’ insoddisfatti, come se alla fine non tutte le promesse fossero mantenute.  
Pubblicato da Einaudi nel 2011, con la traduzione di Giovanna Scocchera.
Richard Mason (Johannesburg 1977) è uno scrittore inglese. Ha ottenuto uno straordinario successo col suo primo romanzo, Anime alla deriva (Einaudi 2005) pubblicato all'età di ventidue anni, e tradotto in 22 lingue.

2 commenti:

piero crida ha detto...

Sic transit gloria Einaudi.....

consolata ha detto...

Dici che manco di rispetto all'Editore? Ma non è così male nell'insieme questo Mason. Lettura estiva, anche gradevole.