giovedì 16 luglio 2015

L'angelo peloso del vicolo Fulmine: Hiraide Takashi, Il gatto venuto dal cielo

             Non sono una gattofila né una gattomane ma conosco tante persone che coltivano una passione per i gatti e a loro consiglio vivamente il romanzo di cui vado a parlare: Il gatto venuto dal cielo di Hiraide Takisha, poeta giapponese nato nel 1950 e vissuto anche parecchio in Occidente, il che si nota nei dotti riferimenti a Leonardo, Machiavelli e Talete di Mileto.
Io per parte mia mi limito a averlo letto.                                                                                                                                                                        

La vicenda è questa: l'io narrante senza nome e sua moglie altrettanto anonima vivono in affitto nella dépendance di un'antica (60 anni, si dice più avanti) villa, dove non è possibile per contratto tenere animali, ma i due vengono scelti dalla gattina dei vicini, Chibi, che comincia a visitarli regolarmente. È molto indipendente, non miagola mai, non si fa prendere in braccio. La moglie dell'io narrante invece se ne fa prendere totalmente, ben presto tutta la loro vita quotidiana è scandita dai riti e dalle abitudini legate a Chibi, che comunque non è il loro gatto ma quello dei vicini. Tutta la narrazione è intessuta di particolari precisissimi e minuti, con un'attenzione davvero fantastica a quel tanto di natura che si può trovare in un giardino di città, dove oltre all'amatissima gattina incontriamo una libellula frecciazzurra puntabianca. (!!!), una mantide, una cicala, che vivono nella folta vegetazione del giardino in via di inselvatichimento.  

Si parla anche di triangolazione geodetica, si tira in ballo Talete di Mileto e la misurazione delle piramidi per stabilire l'altezza di un olmo in modo che, cambiando casa, sia possibile continuare a vederne la punta. Si parla di camere oscure e immagini capovolte, di sentimenti complessi, gelosie e devozioni, rituali funerari e della bolla della speculazione immobiliare che travolse il Giappone all'inizio degli anni '90... ma che sto a contarvela, qui si parla di due umani per perdono la testa per una gatta altrui che continua la sua vita concedendo di tanto in tanto la propria silenziosa presenza, lasciandosi amare senza impegnarsi.                                                        

Il risultato è un libro soffice e leggerissimo, pieno di grazia e sentimentale da far vergogna. Come il tocco di un gattino, appunto. Ma se vi piacciono i gatti lo consiglio davvero: l'attenzione con cui è osservata, seguita, descritta, immaginata Chibi è insieme commovente e un po' inquietante. Not my cup of tea, come si dice, ma sicuramente quella di molti altri lettori. Agli agnostici come me, se proprio vogliono leggerlo, suggerisco di concentrarsi sui minuziosi e suggestivi particolari di contorno. Traduzione di Laura Testaverde.

3 commenti:

angela donna ha detto...

La presentazione del libro - per una gattamorosa come me - è di certo invitante e non solo per la presenza del piccolo felino, ma anche per tutto il contorno.
Grazie del suggerimento.

S_3ves ha detto...

Non sono stata una gattofila (pur avendo sempe avuto gatti intorno) fino a che non ho incontrato Isidora, la nostra gattina. Poi... be' vado subito a chiedere in prestito Il libro a Morgana, mi hai fatto venire una gran voglia di leggerlo.

consolata ha detto...

@Silvia e @Angela: l'approvazione di due gattofile mi solleva moltissimo! Quando si parla di religioni altrui, si ha sempre un po' paura di dire qualcosa di sbagliato... ciao