domenica 22 novembre 2015

L'Iran di ieri e di oggi nelle parole di una grande scrittrice: Goli Taraghi, La signora melograno

Insomma, quello con le edizioni Calabuig è stato veramente un incontro benedetto. Dopo lo struggente Hotel Madrepatria di Yusuf Atılgan ho acquistato La signora melograno di Goli Taraghi, e non potevo fare cosa migliore. Non conoscevo Goli Tarachi, non l'avevo mai sentita nominare anche se le Edizioni Lavoro hanno pubblicato il suo Tre donne con la traduzione di Anna Vanzan nel 2009. E' tradotta in inglese e francese, ma in italiano al momento l'unico titolo disponibile è questa bellissima raccolta di sette racconti, anch'essa tradotta da Anna Vanzan.


Goli Taraghi si è trasferita in Francia nel 1979, ma lei stessa dice (cito una sua intervista) Ho trascorso gli ultimi trentaquattro anni in un viaggio perpetuo tra Occidente e Oriente, spostandomi tra Parigi e Teheran. Scrive in persiano, e l'Iran, Teheran, sono sempre presenti nelle sue pagine con una vivezza, una precisione e una concretezza che mi hanno fatto capire più cose di anni di articoli giornalistici. Con una tecnica narrativa che consiste nello scrivere in prima persona ma tenersi, come narratrice e come personaggio, ai margini, più o meno nell'ombra, mettendo al centro le figure davvero indimenticabili di persone che incontra o ricorda, ci racconta storie autobiografiche di una donna che sa guardarsi attorno con curiosità, con gli occhi spalancati sul mondo, senza sentimentalismi nè psicologismi, attenta ai particolari concreti e capace di sintesi folgoranti.

La signora melograno è il commovente ritratto di una donna di campagna sperduta e ciarliera in viaggio per raggiungere i figli in Svezia, davvero incredibile per la tenerezza e la precisione dei particolari che costruiscono un personaggio che fa un po' stringere il cuore e tremare per la sua sorte, come succede alla narratrice; Gentile, ma ladro getta luce sulle condizioni della borghesia urbana dopo la rivoluzione komeinista, attraverso un grottesco tentativo di furto e una fantastica figura di ladro educatissimo e pronto al pentimento; Quell'altro disegna la figura di una strana madre e di due gemelli separati che dialogano a distanza con un flauto, mentre La gara non finita intesse ricordi d'infanzia con la meravigliosa descrizione di un viaggio con l'Iran Air tra Parigi e Teheran, l'imperatrice Soraia e il ping pong, la paura dei funzionari della dogana irrazionali e corrotti, finché tutto si acquieta nella pace del ritorno a casa. Se Madame Lupo parla delle difficoltà di inserimento a Parigi e sa riconoscere il dolore che talvolta si nasconde sotto l'ostilità, nel fascinoso I fiori di Shiraz si ritorna all'adolescenza felice e spensierata a Teheran, liberissima e divertente, tra lezioni di ballo e corse in bicicletta, la gelateria Vigo e il ponte di Tajrish dove la narratrice e i suoi amici si radunavano vivendo i primi amori, e si prende il tempo di tratteggiare le figure di un padre e una figlia uniti dalla tragedia in una strana e pacifica follia.

Infine, il lungo In un altro posto richiede un discorso a parte. Qui viene meno la freschezza, l'immediatezza dell'osservazione della realtà a favore di quella che si può immaginare come una grande, dettagliata metafora non facilissima da interpretare. La storia di Amir Ali che perde il controllo del proprio corpo e lo riacquista solo abbandonando la sua vita ricca e sostanzialmente falsa (come ci dice l'immagine delle persone con la faccia di cartone) per vagabondare in macchina nella natura, libero da tutto, dalle convenzioni sociali, dagli obblighi, dalle pressioni, dalle aspettative degli altri, tornato a uno stato di natura, a una quasi infanzia in cui tutto è ancora possibile, è incentrata sul punto di vista del protagonista e della moglie, anche se qua e là compare una figurina di quelle cui ci ha abituato l'autrice, per esempio lo zio colonnello. L'artificio della voce narrante in prima persona rimane sullo sfondo in maniera un po' pretestuosa e molto reticente. Viene da chiedersi se il riferimento sia alla situazione dell'Iran, alla sua tormentata vicenda politica, ma è solo un'ipotesi, perché l'intento, se c'è, è molto ben mimetizzato. A questo proposito piacerebbe che il già lodevole paratesto (Notizie su Goli Taraghi e un Glossario) desse qualche indicazione sui racconti presenti, la data di composizione o almeno di pubblicazione, per potere capire se la differenza è solo una scelta autoriale o rappresenza un'evoluzione nella scrittura di Goli Taraghi.

Quello che viene fuori da La signora melograno è un ritratto della vita in Iran davvero inedito per me, e vivissimo è il contrasto tra la libertà sognata nei ricordi di prima della rivoluzione e gli stratagemmi per sopravvivere conservando qualche piacere nel cupo clima del dopo, per aggirare le leggi repressive senza essere beccati dalla polizia religiosa, il vino fatto in casa di nascosto, l'oppio per dimenticare, le feste a porte e finestre chiuse e la corruzione onnipresente, sia spicciola che a alto livello. Goli Taraghi è una grande scrittrice che in storie dove la trama è quasi impalpabile riesce a costruire un mondo di una vivezza incredibile, creando davanti ai nostri occhi personaggi a tutto tondo, una città, una società, senza mai dare giudizi espliciti né mostrare nostalgia o rimpianti.

  
       

1 commento:

Massimo Citi ha detto...

Davvero notevole. Ma in realtà praticamente tutti gli autori iraniani che mi sono passati per le mani meritavano quantomeno attenzione. Posso, tra qualche giorno, utilizzare la rece su LN? È più un'informazione che una richiesta, ma dirtelo solo a fatto compiuto sembre brutto...