lunedì 22 agosto 2016

Attenti ai botanici! Lesley Thomson, The house with no rooms

Ho acquistato The house with no rooms di Lesley Thomson in aprile, appena è uscito, e l'ho tenuto in serbo in attesa del momento giusto per leggerlo. Ora l'ho appena finito e già lo rimpiango, anche se forse rispetto ai suoi precedenti romanzi questo mi è parso un po' più arzigogolato e faticoso. Comunque il fascino del mondo di Lesley Thomson e della sua prosa c'è tutto. Ritroviamo Stella Darnell "the cleaner" e l'elusivo, bislacco Jack, questa volta insieme al Detective Chief Superintendent Cashman, bell'esempio di maschio albionico che ci fa capire come tutto il mondo è paese. Tutto comincia durante una corsa in metropolitana, di cui Jack è guidatore notturno, in cui una donna muore di malore e Jack si butta in una delle sue rincorse a un true host, cioè un individuo (lombrosianamente) predisposto al delitto. A dire il vero questa parte poi si perde completamente, e in questa avventura Jack è un po' sacrificato mentre tutto ruota intorno a Stella e alla sua amica avvocata Tina Banks. E soprattutto alla fascinosissima location, i Kew Gardens di Londra con la Marianne North Gallery (la casa senza stanze del titolo), l'Herbarium e le Queen's Beasts, i botanici inquietanti, gli antichi e i nuovi misteri, i delitti che chiedono di essere risolti.  

Le radici nel passato come sempre sono profonde e determinanti, d'altra parte ormai in quasi tutti i thriller è così. Anche l'impressione di trovarsi davanti a un intreccio un po' ripetitivo dallo sviluppo faticoso, dipende secondo me dal limite di tutte le serie con personaggi fissi, che sono necessariamente obbligati a ripetersi per non deludere il lettore che proprio quello si aspetta. Il bonus speciale di questa serie, a parte l'attrattiva di personaggi, storie e scrittura, è che fa venire voglia di partire subito per Londra e percorrere gli itinerari di Stella e Jack, sia che si tratti di luoghi conosciuti sia che non li si conosca affatto. Io l'ho fatto con Hammersmith e sono sicura che la prima volta che torno a Londra correrò ai Kew Gardens e li guarderò con occhi nuovi. 
Ora, resta una domanda che rivolgo agli editori che raschiano i barili dei gialli scandinavi e si affannano nella ricerca di nuovi autori di thriller: quando vi decidete a tradurre Lesley Thomson? È brava, bravissima, e i suoi libri sono decisamente sopra la media. Il consiglio ve do aggratis, e sono sicura che poi mi ringrazierete. 

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