lunedì 6 marzo 2017

Che ve ne sembra della Cina? Mo Yan, Le rane

Un altro romanzo in cui, con grande dispiacere, ho trovato meno di quello che mi aspettavo è Le rane del mio amato Mo Yan (edizione originale 2009). Intendiamoci, è un  gran bel romanzo, davvero notevole se pensiamo a quello che circola, ma...

L'io narrante, Wan Zu detto Girino, militare e drammaturgo, ci racconta la storia di sua zia, Wan Xin, osterica nella zona a nord di Gaomi (che ogni lettore di Mo Yan conosce bene in quanto teatro della maggior parte dei suoi romanzi), che si intreccia con la storia della Cina fin dall'epoca dell'occupazione giapponese.

Il centro della vicenda è nel periodo della campagna di contenimento delle nascite lanciata dal Partito Comunista Cinese, di cui Wan Xin è integerrima rappresentante. Molte sono le tragedie personali che nascono dalla necessità di evitare le gravidanze, o interromperle se disgraziatamente si supera il numero di figli permesso. Wan Zu ne è personalmente coinvolto, e una folla di personaggi secondari si aggira intorno al protagonisti. Questa parte è la più interessante e chiara, ma poi le cose si complicano e si attorcigliano introducendo gli argomenti più svariati compresa la maternità surrogata. La conclusione è insolita e non facilissima da digerire.

Ho riassunto moltissimo e semplificato enormemente, perché penso che il piacere della lettura in questo libro dipenda molto dalla prospettiva insolita da cui viene narrata la storia, e dalla ricchezza di personaggi stravaganti o molto umani che incrociano la strada di Wan Xin e Wan Zu. La mia (relativa delusione) dipende dal fatto che non vi ho trovato quella fiammeggiante scrittura che mi ha fatto innamorare di Mo Yan fin dai tempi di Sorgo rosso. Meno violento e immaginifico, meno soprendente e espressionista dei precedenti romanzi, anche se qualche impennata barocca c'è, per fortuna (i bambini di creta) e verso la fine l'autore finalmente si scatena in parole fantastiche, è tuttavia molto godibile e ci racconta un sacco di cose che la maggior parte della gente ignora sulla Cina e la sua storia, e per di più dal di dentro e non, come negli stucchevoli best seller americani, giusto per confermare l'Occidente nei suoi stereotipi. Inoltre q

Un'osservazione del tutto cretina: nel testo Mo Yan parla spesso di palpebra unica contrapposta alla palpebra divisa e io non riuscivo bene a capire che cosa volesse dire, ma guardando la sua foto ho improvvisamente avuto tutto chiaro!
La fluida traduzione è di Patrizia Liberati.   

  

 

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